△ IL SERVIZIO
Branded content & entertainment
La guerra tra gli ad-blocker e i banner è finita. Hanno vinto i primi.
Anche se ancora ne siamo afflitti, la tendenza è chiara: la cecità alla pubblicità display, dati alla mano, è una realtà. CTR inesistenti, CPC tremendamente alto, o non portatore di valore, kpi rivedibili, nelle migliori ipotesi.
Più in generale la pubblicità, con i millennial, è morta. Ricordate di chi stiamo parlando? Sì, i millennial sono quelli che si abbonano a Netflix, Amazon Prime, provano i nuovi servizi quando non cazzeggiano su YouTube e Twich. Gente impermeabile ai vecchi messaggi pubblicitari.
Eppure la comunicazione non è morta, diversi brand prosperano. Nonostante il Covid.
Sono i brand capaci di creare relazione con i propri pubblici. Trasmettono emozioni, valori, narrazioni. Non c’è una formula magica, o un vestito per tutte le occasioni. Ogni pubblico ha i propri totem e i propri tabù, le proprie regole e i propri valori: solo le storie sono in grado di creare un legame con la giusta tribù, con la community capace di amplificare notorietà, attrazione, fidelizzazione e conversione.
Sì, usiamo anche noi le parole del marketing. Sono parole importanti, perché ad ogni livello di relazione tra un brand e il proprio pubblico corrispondono contenuti di diverso tipo, su diversi media/canali e guidati da varie tecnologie. Questo è esattamente il nostro mestiere: creare contenuti di valore per il pubblico millennial, insieme o per conto di brand ed editori.
Un concetto evidente a tutti gli addetti ai lavori, in un mercato in via di disruption: nella comunicazione pubblicitaria sta cambiando tutto. Relazione contenuto utente al centro, e poi mille e più forme di produzione e distribuzione: dai brand che producono contenuti, agli editori che comprano traffico per i propri spazi. Una rivoluzione che nei prossimi 10 anni cambierà radicalmente gli scenari e i rapporti di forza.
Se la narrazione è al centro del rapporto tra brand e utente, noi siamo lì, con il contenuto. Ci piace il testo scritto, adoriamo il video, ci riempiamo di podcast; crediamo che il videogioco sia un media a tutti gli effetti e che i social ormai siano canali a pagamento irrinunciabili per far vedere e sentire le nostre storie al pubblico giusto.